Contexte historique
Ho trattato il soggetto di Aldo Moro in un seminario di storia contemporanea alcuni anni fa. All’epoca trattai il soggetto dal punto di vista storico e cercai di chiarire, alla platea che mi ascoltava, i punti oscuri che ancora non erano stati illuminati. Era un pezzo della storia italiana che, come molti altri, presentava dei misteri profondi che un’omertà radicata nei protagonisti non aveva permesso di svelare. Lavorare su un tema simile non è assolutamente semplice: la bibliografia fornisce libri di varie tendenze, dalla teoria del complotto a chi nega la strategia della tensione di cui più volte i politici stessi hanno parlato. Non c’è quindi una tendenza unitaria che tenga conto di tutti gli elementi storici e non ne prenda soltanto una parte nella foga di dimostrare una teoria di partenza, che può rivelarsi inesatta o peggio sensazionalistica. Il Caso Moro avveniva in uno dei contesti più interessanti e controversi della storia d’Italia: la guerra fredda. Durante quel periodo il Paese attraversò un’istabilità politica profonda ma che si reggeva su un equilibrio delicatissimo che nonostante tutto ha permesso all’Italia di prosperare. L’intelligenza politica dei dirigenti di allora ha evitato una guerra civile che sembrava sempre imminente. Il mio intento, dopo aver capito quale differenza profonda divideva ciò che lo Stato mostrava all’opinione pubblica e quali erano realmente le sue intenzioni, è stato di mostrare, trent’anni dopo, come i giornali venissero continuamente manipolati, usati cioè per uno scopo di disinformazione continua. Questo accadeva trent’anni fa, ma non vuol dire che oggi non sia ancora così. Non è nelle mie intenzioni giustificare un operato di disinformazione, che pur rivelandosi funzionale, non permetteva ai cittadini di formarsi un’opinione veritiera e soggettiva, ma ci sono segreti di stato che, in certi periodi storici, non devono essere conosciuti dall’opinione pubblica. Il caso particolare della guerra