La grande depressione: fu la fase di intense trasformazioni che interessò l'economia capitalistica industriale a partire dal 1873; l'economia subì un rallentamento e l'economia entrò in un periodo di difficoltà. Non fu però un periodo del tutto negativo, ma ci furono anche innovazioni tecnologiche e organizzative destinate a consentire un nuovo slancio dell'economia. La crisi dell'economia aveva portato a una forte diminuzione dei prezzi soprattutto nel settore primario: fu provocata dalla concorrenza dei prodotti agricoli e dai nuovi granai del mondo. Con lo sviluppo delle ferrovie e della navigazione transoceanica, questa barriera crollò e i cereali continuarono a perdere il loro costo. Effetti: consenso dei produttori agricoli alla politica di innalzamento delle barriere doganali. Le grandi migrazioni: il fenomeno principale che caratterizza questo periodo denominato “la grande depressione” fu quello migratorio. La crisi agraria infatti aumentò l'immigrazione. I grandi flussi migratori furono enormi all'interno dell'Europa. Ma il fenomeno più importante fu quello delle migrazioni transoceaniche dirette verso la nuova Zelanda, l'Australia, il Sud Africa e soprattutto le Americhe. Il significato economico e sociale dell'emigrazione: la spiegazione al fenomeno dell'emigrazione si rifà alla teoria dei push and pull factors (combinazione tra fattori di repulsione e di attrazione). Le principali motivazioni di ordine repulsivo furono di carattere economico e a volte anche la fame: le ondate migratorie coincisero infatti coincisero con le fasi negative dell'economia. Uno dei fattori di attrazione era quello rappresentato dai “nuclei di Europa” costruiti da emigranti delle generazioni precedenti. Una seconda rivoluzione industriale: chiamato così per il fatto che maturarono trasformazioni qualitative. Innanzitutto ci furono delle grandi innovazioni tecniche e scientifiche, ma furono altri due fattori ad aiutare il progresso: l’intervento del potere pubblico e