La religione nel pensiero di mazzini
A - Rifiuto del Cattolicesimo.
Mazzini non aderiva alla fede cattolica. A differenza dei cattolici liberali del suo tempo non pensava che l'istituzione ecclesiastica fosse capace di rinnovarsi e di accordarsi con i valori della libertà e del progresso.
La sua idea di una "terza Roma" (la Roma del popolo) compendiava in un simbolo emotivamente forte due nozioni per lui molto importanti:
a) che l'Italia, con Roma come suo centro e capitale, fosse destinata alla missione universale di affermare la democrazia e di far da modello a tutte le nazioni nella lotta per la liberazione nazionale ed umana. Ciò implicava un ruolo nuovo simile, come "ordine di grandezza", a quello che l’Italia aveva già avuto nelle epoche della civiltà romana e del primo affermarsi del cattolicesimo (la Roma dei Cesari e la Roma dei Papi);
b) che la permanenza del Pontificato e dell'istituzione ecclesiastica fosse da considerare un mero residuo del passato, un fenomeno di ritardo storico, privo di autentico valore morale. Il Cattolicesimo era, per Mazzini, un fenomeno istituzionale e un valore spirituale del tutto superato.
Pescando a caso in una raccolta di suoi scritti, si trova - per es.- , in un messaggio indirizzato ai Romani nel 1866[1], la seguente affermazione: "Roma non è una città: Roma è un'idea. Roma è il sepolcro di due grandi religioni, che furono vita al mondo nel passato, e il santuario d'una terza che albeggia e darà vita al mondo nell'avvenire. Roma è la missione d'Italia fra le nazioni: la Parola, il Verbo del nostro Popolo: il Vangelo Eterno di unificazione alle genti". Il discorso non potrebbe essere più esplicito: sepolcro di due grandi religioni significa che Mazzini ritiene il Cattolicesimo non meno defunto di quanto siano la religione e la civiltà della Roma pagana. È più articolata la condanna che si trova in uno scritto, dello stesso anno, su La questione morale. Ne riportiamo uno stralcio nel quale Mazzini rievoca