Oulipo e limite
La potenzialità delle strutture fisse. L’OuLiPo e la scrittura sotto contrainte.
Nul ne peut combiner (produir) un récit sans se référer à un système implicite d’unités et des règles. Roland Barthes
Jusqu’à la limite de l’infini. Anonimo, Metro Hoche, Parigi
Parlare di limite senza porsi il proprio, anche nel circoscritto ambito della critica letteraria, equivale a spalancare dinanzi a sé un universo di possibilità interpretative e d’indagine pressoché infinito; non sarebbe la prima volta che ciò accade – la letteratura vive anzi prevalentemente di questa sua forza d’irradiazione. Ma nel caso specifico di questo contributo è stata la materia trattata, di per se stessa, ad imporre una delimitazione, una regola, un vincolo. In queste pagine si propone una sintesi delle riflessioni elaborate da un consesso eterogeneo di letterati e studiosi – riuniti sotto la sigla comune OuLiPo – i quali, nella loro ricerca e sperimentazione matematico-letteraria, destinarono parte rilevante dei loro lavori teorico-analitici e sintetico-creativi allo studio dei limiti ‘interni’ cui deve sottostare un autore nel cimentarsi nella costruzione materiale di un testo.
I membri dell’OuLiPo indagarono, di una categoria tanto vasta quale quella di limite in letteratura, prevalentemente l’aspetto letterale, ossia quello di limite come regola formale, tecnica, retorica, strutturale; in particolare predilessero lo studio della formalizzazione matematica e della potenzialità delle strutture fisse come generatrici di contenuti poetici.
Gli artigiani della contrainte.
L’OuLiPo nacque a Parigi alla