Gautier et le parnasse
Sì, l'opera esce più bella da una forma al lavoro ribelle, verso, marmo, onice, smalto.
Niente falsi accomodamenti!
Ma che per camminare diritto tu calzi,
Musa, un coturno stretto.
Diffida dal ritmo comodo, come una scarpa troppo grande, di modo che prenda e lasci ogni piede.
Scultore, respingi l'argilla che sporca il pollice quando lo spirito alita altrove.
Lotta col marmo di Carrara, col Paros duro e raro, guardiani del contorno puro.
Prendi in prestito da Siracusa il suo bronzo dove saldamente si rivela il tratto fiero e aggraziato.
Con una mano delicata segui in un filone d'agata il profilo d'Apollo.
Pittore, rifiuta l'acquerello; e fissa il colore troppo fragile al forno dello smaltista.
Fai le sirene azzurre intrecciando in cento modi le loro code; i mostri dei blasoni; nel suo nimbo trilobato la Vergine col suo Gesù, il globo con la croce di su.
Tutto passa. - L'arte robusta sola all'eternità.
Il busto sopravvive alla città.
E la medaglia austera che uno spalatore trova sotto terra rivela un imperatore.
Perfino gli dei muoiono.
Ma i versi sovrani restano più forti del rame.
Scolpisci, lima, cesella; che il tuo sogno ondeggiante si sigilli nel blocco di rame che resiste! La poesia conclude Smalti e cammei (1852-1857), una raccolta di brevi liriche descrittive che - come suggerisce il titolo - sono miniature che mirano a una perfezione di forme levigate e di linee pure.
La poesia viene presentata nel paragone con la pittura e la scultura. Il poeta - afferma Gautier - è come lo scultore che dirozza il blocco di marmo e ritrova l'idea della Bellezza - più bella quanta più fatica ha richiesto - nella lotta aspra contro una materia al lavoro ribelle. Egli affronta un cammino disagevole (calza un coturno stretto) e rifiuta le scorciatoie verso esiti graditi al vasto pubblico.
L'arte che raggiunge questa perfezione platonica è forte e pura, capace di resistere ai colpi del