Il Romanticismo Italiano, curiosamente, non è un movimento culmine e decisivo nella storia del romanticismo Europeo comparato alla Francia, all’Inghilterra e la Germania; alcuni studiosi sostengono perfino che non sia mai esistito. Gina Martegiani (1908) declamò in un suo saggio “_Il romanticismo Italiano non esiste”_, nel quale dedusse che il 19° secolo della letteratura Italiana era un “sottoprodotto” dell’Illuminismo, privo delle estetiche del romanticismo europeo e della filosofia idealista (Ferber, 238). Questo è chiaramente un dibattito continuo. In ogni caso il romanticismo Italiano esordì con la saggistica di Madame de Staël “_Sulla Maniera e l’utilità delle traduzioni”_, tradotta da Pietro Giordani (1774-1848) in un giornale Milanese Biblioteca Italiana (1816-40), nella quale criticò la letteratura contemporanea Italiana bollandola come una che manifesta l’erudizione improduttivamente. Tuttavia incoraggia gli autori Italiani di abbandonare le loro pedisseque imitazioni classiche e di familiarizzarsi cogli altri letterari europei, principalmente quelli tedeschi e inglesi. Suggerisce che questa esposizione modernizzerebbe le loro opere, poiché esalterebbe non solo la loro inventiva di produrre opere autentiche degne di ammirazione ma eserciterebbe pure l’attrazione sul pubblico (Ferber, 241-242). Pietro Giordani (1774-1848) ribatté con il suo articolo “_Un Italiano risponde al Discorso della Staël”_, nel quale asserisce le preoccupanti limitazioni pero rifiuta la strategia sostenuta dalla Staël di imitare le opere straniere. Giordani attesta che la cultura Italiana; la lingua, la letteratura, il clima intellettuale e l’immaginazione, dovrebbe essere l’unica fonte per qualsiasi rinnovamento letterario (Ferber, 245). Nonostante tutto, il romanticismo, pur se meno evidente, realizza una teorica e artistica espressione in Italia. Lo sviluppo radicale, riconoscibile nelle culture romantiche europee, è inibito a causa della preponderanza della tradizione classica,