Dissertation du prince de machiavel
Anastasia Finizio, la figlia maggiore di Angelina Finizio e del fu Ernesto, ch'era stato uno dei primi parrucchieri di Chiaia, e solo da qualche anno si era ritirato in un recinto soleggiato e tranquillo del cimitero di Poggioreale, era rientrata da poco dalla Messa grande (era il giorno di Natale) in Santa Maria degli Angeli, a Monte di Dio, e ancora non si decideva a togliersi il cappello. Alta e magra come tutti i Finizio, con la stessa eleganza meticolosa e brillante, in contrasto con lo squallore e non so che decrepitezza delle loro figure cavalline, andava avanti e indietro per la camera da letto che divideva con sua sorella Anna, non riuscendo a contenere una visibile agitazione. Solo pochi minuti prima tutto era indifferenza e pace, freddezza e rassegnazione nel suo animo di donna giunta alla soglia dei quarant'anni, dopo aver perduto, quasi senza accorgersene, ogni speranza di un bene personale, ed essersi adattata piuttosto facilmente a una vita da uomo, tutta responsabilità, contabilità, lavoro. Aveva un negozio di maglieria là dove suo padre aveva pettinato le più esigenti testine di Napoli, e con quello portava avanti la casa: madre, zia, una sorella, due fratelli, uno dei quali stava per ammogliarsi; e, salvo il piacere di vestirsi come una donna di grande città, non conosceva e non desiderava altro. Ed ecco, in un momento non era più lei. Non che stesse male, affatto, ma provava una felicità che non era proprio felicità, quanto un rifluire dell'immaginazione che credeva morta, uno smarrimento. Il fatto di essersi conquistata un'ottima posizione, di vestire bene, e le molte soddisfazioni morali che le venivano dal mantenere tutta quella gente, eccole sparite, o quasi, come un turbine, di fronte alla speranza di ritornare giovane e donna. Nel suo cervello, in quel momento, c'era un vero scompiglio, e pareva che un'intera folla vociasse e si lamentasse implorando pietà, di fronte a qualcuno ch'era venuto ad annunciare in modo ambiguo