Nievo, confessioni di un italiano
Ippolito Nievo naque a Padova nel 1831. Precoce fu la sua iniziazione politica e dopo aver preso coscienza dei limiti angusti della letteratura rusticale, si immerse nella composizione di un opera di piu’ largo respiro; che illuminasse la maturazione di una nuova coscienza nazionale.
In effetti, il brano in questione e’ tratto da Le confessioni d’un italiano , scritte nel 1857 e pubblicate postume nel 1867.
Il romanzo in questione, dalla struttura irregolare, e’ diviso tra un’ intonazione memoriale nella prima parte, nella quale viene evocato il castello di Fratta, ed un’impostazione romanzesca alquanto rapida nello stile, nella seconda. Le confessioni ricompongono i momenti della lunga vita del protagonista, Carlo Altoviti, allacciandoli con i momenti della Storia Italiana, dalla Repubblica di Venezia fino al 1856.
Possiamo quindi analizzare gli elementi rinnovatori presenti in questo brano, che vanno poi a caratterizzare l’intero romanzo.
Per capire questo aspetto peculiare e originale del brano, osserveremo tre assi di lettura seguendo i tre movimenti del testo.
Dalla l.1 alla l.15 (“Io vissi...qualche frangia cadente.”) ritoviamo la descrizione in chiave umaoristica della facciata del castello di Fratta. Dalla l.16 fino alla fine del brano (“Un altra anomalia...la gran cappa del camino di cucina.”) invece vengono elencati esplicitamente gli elementi negativi ma avvolte utili del castello.
Gli assi di lettura principali sono tre: l’importanza del castello di Fratta, la dimensione narrativo-stilistica e quella umoristica.
Nel primo movimento, l’importanza del castello di Fratta e’ data dalla sua funzione di scenario per la storia. In effetti in questo brano come nel resto dell’opera, il castello, e’ un attore a pieno titolo e il narratore ne parla come si trattasse di una persona in carne ed ossa. Il brano si apre con la descrizione del castello in rovina