Il Mediterraneo non è semplicemente un mare che separa l'Europa dal Vicino Oriente e dall'Africa, o, come dice Fernand Braudel: “una semplice fenditura della crosta terrestre che si allunga da Gibilterra all'Istmo di Suez e al Mar Rosso”[1]. Il Mediterraneo è un mare su cui si affacciano terre diverse fra loro: città e deserto, nomadismo e stanzialità; modi di vita lontanissimi fra loro, preparati in un certo modo da dualismi e ostilità congenite. Sul Mediterraneo si sono sviluppate civiltà moderne e civiltà tradizionali, città modernissime e metropoli radicate in un passato immobile che sono rimaste tali e che si sono spesso contrapposte nell'odio e nell'inimicizia; ma soprattutto il Mediterraneo è un mare che ha formato civiltà, che le ha divise e le ha unite, che le ha messe in rapporto e le ha viste contrapporsi in scontri mortali. Individuare una definizione unica di Mediterraneo largamente condivisa è un'operazione complessa per la vivacità dell'oggetto di analisi. Il Mediterraneo può essere analizzato sottolineando il suo destino comune e la sua unità, come ha fatto Braudel, o la sua conflittualità, concentrandosi su episodi storici che hanno contrapposto Islam e Occidente (le crociate e la riconquista), sulle tristi pagine del colonialismo e della decolonizzazione o sui conflitti politico territoriali che ancora oggi infiammano alcune zone del bacino. Una contrapposizione molto comune insita nell’idea stessa del Mediterraneo suole distinguere la funzione che esso può svolgere come 'ponte' che unisce le due sponde da quella di 'muro' che le separa e, in effetti, solo una valutazione comparativa di entrambi gli aspetti può provare ad offrire una visione completa delle relazioni inter-statali e sociali che intercorrono nel Mediterraneo. Predrag Matvejevic', autore di Breviario Mediterraneo scrive: “Non esiste una sola cultura mediterranea, ce ne sono molte in seno ad un solo Mediterraneo. Sono caratterizzate da tratti per certi versi simili e per