Buzzati nel testo “Giorni perduti” tratto dalla raccolta “le notti difficili “ gioca molto su quello che è irreale e su ciò che non lo è, mischiando questi due elementi contrapposti. In questo testo allegorico l’autore narra di Kazzirra, uomo ricco e affermato, che un giorno vede un uomo portare via delle casse da casa sua. Incuriosito vuole sapere la loro origine e scopre che al loro interno vi sono i suoi giorni perduti. Il breve dialogo tra i due uomini è costituito da frasi piuttosto brevi, come se il Buzzati volesse “far pesare” ogni singola frase, ogni singolo giorno che l’uomo non ha vissuto, dando maggior importanza ai beni materiali. L’uomo sconosciuto è l’irrimediabilità, dimostrata dal gesto con la mano destra che sta ad indicare un luogo lontano, l’irreparabilità che non dà la possibilità di modificare gli errori passati, è un “giustiziere”, è la coscienza, egli segue leggi precise, giuste, leggi morali che non hanno bisogno di essere scritte , sono le regole dell’altruismo che Kazzira non ha saputo rispettare. Sconterà la sua pena fino alla morte: lui non può tornare dal fratello malato o dal cane che lo aveva tanto aspettato, può solo vivere con questo rimpianto. L’autore, anche se narratore esterno, riesce a costruire un’atmosfera angosciante e misteriosa creata da un ambiente impreciso , dalla presenza di uno sconosciuto capace di privarci dei nostri giorni perduti, che sparisce insieme a quelle casse , a quei giorni che un uomo avido non ha saputo amare, dando più importanza al denaro, una “merce di scambio” non valida in questo caso;un uomo che si dimostra superficiale anche alla fine del testo quando propone uno scambio tra quei tre giorni e il denaro. Il testo non termina con la frase finale, la storia continua, con le nostre riflessioni, la nostra paura di ritrovarci un giorno senza poter rimediare a qualcosa di non fatto, a vivere ogni giorno con la convinzione che sia unico; messaggio che condivido pienamente che ci fa capire un altro tema,