La mémoire des morts chez pascoli
Per capire un po’ la poesia di Pascoli dobbiamo conoscere un po’ la sua vita personale o piuttosto la sua tragedia. Allora faccio una piccola biografia di Pascoli : prima di tutto Giovanni Pascoli era un grande poeta italiano decadente, è nato in Emilia Romagna nel 1855 e morto nel 1912. A partire del 1867, negli anni della sua infanzia, inizia per Pascoli una serie di lutti : il padre viene assassinato, l’anno successivo la madre muore per malattia e poi la sua sorella primogenita anche per malattia e un po’ più tardi sarà Luigi e Giacomo i suoi fratelli. Furono questa triste serie di lutti che hanno portato Pascoli a rinchiudersi in se stesso e a vivere una vita legata alla sua infanzia che condivideva con la sua sorella Maria fino alla sua morte.
Dopo avere un po’ descritto la vita di Pascoli, vi parlerò della sua poesia ma soprattuto di una cosa nella sua poesia che è la memoria dei morti attraverso tre poemi : La Voce, Mia Madre tratti dalla raccolta dei Canti di Castelvecchio e Il Giorno dei Morti tratto dalla raccolta Myricae.
Nelle due raccolte Myricae e Canti di Castelvecchio, di cui sono tratti i poemi citati, la poesia è costituta dal ricordo ma sopratutto dalla presenza dei membri della famiglia morta, perché queste raccolte sono infatti dedicate alla memoria dei morti cioè alla memoria dei morti della famiglia Pascoli. Nella poesia di Pascoli possiamo vedere diversi temi ricorrenti come per esempio il tema della morte che è uno dei temi principali, possiamo dire che per Pascoli la morte è un tema importante perché per lui è un fatto biografico che vuole svilluppare nelle sue poesie. Allora possiamo parlare dell’espressione “memoria dei morti” che significa non soltanto ricordarsi dei morti ma anche di stare nella loro memoria perché il rapporto tra i vivi e i morti non si fa a senso unico. I vivi vogliono ricordarsi dei morti è una necessità e hanno questa volontà di ricordarsi le cose ma anche i morti